Dusk è una lettera d’amore ai grandi classici del genere FPS, ai DOOM, ai Quake e a tutte quelle produzioni nelle quali sparare, sparare e ancora sparare (e saltare ogni tanto, al massimo).
È nel primissimo momento del gioco, quello nel quale nei panni di un protagonista del quale non si conosce nulla (e mai se ne scoprirà alcunché) ci si riesce a liberare dai ganci che lo tenevano appeso e sanguinante in uno scantinato fatiscente, prossimo sacrificio a chissà quale orrore demoniaco o cosmico, che si rivela la cifra ludica di Dusk, improntata a una velocità dell’azione istantanea, scattante, frenetica, furiosa.