Porterebbero esiti pregiudizievoli per i lavoratori le proposte di intervento normativo sul cosiddetto “salario minimo”, secondo logiche purtroppo evocate a più riprese e, per fortuna, non ancora attuate.
Persino chi è meno ostile di me al richiamo della categoria della “rappresentatività” commenta a ragione che “neanche questi disegni di legge riescono a dare soluzione all’atavico problema della perimetrazione dell’ambito entro cui misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali, dei lavoratori e dei datori di lavoro, e quindi selezionare il contratto collettivo cui si accorda la responsabilità, o il privilegio, di individuare il parametro retributivo valido erga omnes“ (v.